Prendiamo spunto dall’ultimo numero della rivista “revue du vin de france“dove si parla di uno dei temi più in voga in questo momento: la conversione al biologico di moltissime aziende francesi. Ultimo arrivato nel club verde è Chateau Climens a Barsac, da circa due anni sono in conversione biodinamica.
Fenomeno in crescita in Francia dove in un momento di crisi le vendite delle cuvee bio sono in progressione e, dopo avere aspettato un attimo, anche la viticultura di qualità si è lasciata sedurre. Ma perchè? Innanzitutto la salute del vigneron che si assorbe circa il 20% dei pesticidi utilizzati in vigna, e già questa cifra dovrebbe fare riflettere. Poi se continuiamo ed affermiamo che diversi prodotti chimici di sintesi e pesticidi sono associati, dai ricercatori scientifici,a rischi di malattie gravi e che ‘qualche volta, li ritroviamo ,nonostante fermentazione, in alcuni vini ecco che la faccenda inizia a preoccupare anche il consumatore finale. Un altro perchè potrebbe essere il fattore economico. I vini bio sono più richiesti ( parlo della Francia) e di conseguenza, visto che l’impegno del vigneron in vigna è maggiore, anche il prezzo finale.
In Francia le cifre di conversione al Bio sono impressionanti,per fare un esempio la famosa Cote d’Or della Borgogna la media di conversione annua è del 10% contro un 5% nazionale. Qua nelle terre del Pinot Noir e dello Chardonnay è da molto tempo che hanno capito che i trattamenti chimici hanno desertificato il suolo. Aubert de Villaine( co gerente della Romanee Conti) dice: ” il bio mi sembra inseparabile dalla produzione di vini di terroir”
Ma il consumatore finale come decripta questa galassia bio? per aiutarvi cerchiamo di fare un pò di luce dietro a tutto quello che c’è al biologico. Dunque si parlerà di agricoltura biologica, biodinamica, i naturisti ( cioè quelli che non utilizzano nessun tipo solfiti) ed infine quelli biologici senza documenti, ossia che non rivendicano il certificato biologico.
Posted on 23 ottobre 2010
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