Champagne de Vignerons: Prieuré de Viverie

Posted on 1 marzo 2023

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Siamo nell’Aube dove , molto tempo fa, i monaci Cistercensi hanno svolto un ruolo cruciale per trasmettere il “know how” viticolo dalla Borgogna allo Champagne. Affascinato da questa terra da legami storici molto ampi, il signor Vincent Grandpierre ha acquistato, nel 2002, un edificio vecchio di 800 anni: la Prieuré de Viverie. Un investimento importante, si parla di 1.5 milioni , per un edificio lasciato in stato di abbandono. Pian pianino ha rimesso la struttura in piedi ed a oggi é un capolavoro. Un vero e proprio sito enoturistico nel cuore della Côte de Bar. Oggi conduce circa 9.5 ha condotti in maniera molto responsabili, niente pesticidi e fertilizzanti chimici, coltivati con Chardonnay e Pinot Noir. Vincent Grandpierre propone due linee di Champagne: la “Robert Grandpierre”, che é la più accessibile e l’espressione più legata al terroir, e la seconda ” Prieuré de Viverie” , uno Champagne più esclusivo. Robert Grandpierre ripercorre le generazione della famiglia che risale al 1700, e che porta giustamente il nome del capostipite, e si tratta di uno Champagne prodotto con Pinot Noir e Chardonnay coltivati sui dolci pendi che circondano il villaggio di Viviers sur Artauts

Prieuré de Viverie é invece una selezione parcellare di vigneti di Pinot Noir e Chardonnay. Solo quest’ultimo é vinificato in legno, poi in seguito passa è 7 anni ad invecchiare nelle cantine per quattro bottiglie con quattro numeri diversi che sarebbero della date chiave nella storia dell’azienda/abbazia. La 1180, é la data della costruzione dell’abbazia per mano dei monaci Benedettini, un assemblaggio di 80% Chardonnay e 20% Pinot Noir su un millesimo ben strutturato, come il 2012, e con un dosage di 7gr/lt.

Il 1205 corrisponde ad una data chiave nella storia dell’abbazia, cioè quando i monaci Cistercensi diedero una parte del loro vigneto appunto all’Abbazia (una pratica abbastanza normale in quegli anni) e sta significare una ascesa in potere ( o potenza) appunto dei monaci. Questa potenza la ritroviamo nella bottiglia grazie ad una percentuale importante del Pinot Noir, siamo a circa 80%, con aromi di mela cotogna molto matura mischiata ad infusioni di ribes rosso. Una bollicine molto delicata con un cordone costante e continuo ed un finale persistente su note di frutta bianca. Il 1515 invece é l’anno di quando l’abbazia passa sotto il protettorato del Vescovo, sarà appunto quest’ultimo ad investire il Priore al posto dell’Abate. Per questa bottiglia é stata scelta la tipologia in rosato. Con un 35% di Pinot Noir lavorato come un rose da macerazione, un altro 35% di Pinot Noir lavorato in bianco ed un 30% di Chardonnay. Un Rosé affascinante dalla bella struttura che si appoggia su profumi floreali come la rosa ed il giacinto. L’ultima bottiglia é il 1740 la data di quando l’abbazia fu ricostruita in seguito a due incendi. Questa volta é un rose extra dry, composto da un 100% Pinot Noir da macerazione. Questa volta lo zucchero residuo accentua i sapori di frutti rossi molto presenti. Questo é un vino dove bisogna divertirsi con gli abbinamenti giocando e azzardando: perché no con alcuni formaggi ( come Catelmagno invecchiato, oppure Stilton Inglese) o su una cucina asiatica con predominanza agrodolce.

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