Analisi di un territorio o terroir molto particolare, siamo nel sud della Francia, tra i fiumi Rodano e Durance, nel pieno della regione detta delle Alpilles, piccola catena montuosa che si erge come una rosa e che sembra sia stata piazzata apposta per potere rallentare l’impetuosa corsa del Mistral ( tipico vento di queste parti) verso il Mediterraneo.
E’ una terra ricca di misteri, è qua che nacque e visse l’enigmatico Nostradamus,dove convivono da sempre olivo e vigna.
Un altro personaggio celebre, enfant du pays, che originario dei queste terre decantò a lungo le bellezze del paesaggio, fu il poeta francese Frederic Mistral, premio Nobel nel 1905.
Olivo e vigna in questo angolo di Francia si sono spesso intrecciati ed hanno imparato a convivere quasi in simbiosi. Fino alla II Guerra Mondiale era proprio l’olio d’oliva la principale fonte di reddito delle Alpilles. Una leggenda racconta che una delle monocultivar, la Grossane, fu portata qua direttamente dalla Palestina, grazie alle mani di uno dei re magi, Balthazar.
Nel medio evo, i discendenti di Balthazar divennero i bellicosi, potenti e ribelli signori di Baux, castello-villaggio fortificato arroccato su una sommità rocciosa a circa 245 metri slm. Qua a Baux si domina dall’alto una valle sottostante ricca di rocce biancastre sparpagliate un po’ alla rinfusa che è chiamata Val d’Enfer; inoltre siamo ripagati da una vista incredibile che spazia sulle Alpilles, giusto dietro, Marsiglia, Avignone, la Camargue ed, ovviamente, il Mediterraneo.
In quei tempi di guerre e saccheggio, l’olio, oltre alla funzione nutritiva, veniva spesso e volentieri usato come arma contro gli invasori saraceni: infatti l’olio bollente veniva versato sulle teste di chi osava assalire il chateau de Baux.
Baux in lingua provenzale significa “roccia” e questo territorio è stato per molto tempo, una miniera di bauxite ed appunto da questo minerale che il luogo prende il nome.
Ritornando ai nostri tempi perchè questa terra è cosi particolare? Ovviamente scontando la location magnifica, il territorio di Baux en Provence può contare addirittura cinque AOC( appellation origine controlle, che corrispondono alle nostre DOP, DOC e DOCG), tre per l’olio e due per il vino.
Olio Oliva extra vergine, olive verdi, olive nere in salamoia e poi vino rosso e vino e rosato, insomma cinque AOC per n villaggio che non conta neanche una ventina di residenti!Quasi un caso unico per prodotti d’eccellenza. Per quanto riguarda l’olio viene quasi sempre praticato un assemblaggio delle monocultivar locali: Grossane,Salonenque,Verdale e della Bèruguette. Nel passato, e nel presente, c’è sempre stato un legame tra le coltivazioni dell’olivo e della vite: Jean Pierre Lombrage ( un passato da vigneron ed oggi alla guida dell’associazione degli olivicoltori) spiega: “la vigna è stata per molto tempo considerata come un complemento economico della coltivazione dell’olivo. Uno degli usanze era che ad ogni lavoratore si dessero circa due litri di vino. Il calcolo è presto fatto. Noi avevamo 1700 olivi e la raccolta durava tre mesi. Con circa 300 persone impiegate per circa 90 giorni dovevamo provvedere a circa 540 hl di vino, solo per il personale!”.
Poi è arrivata la terribile gelata del 1956 che distrusse la totalità degli oliveti e cosi molti contadini profusero i loro sforzi sulla vigna ed il vino.
Ci sono voluti quasi quarant’anni per ottenere dall’INAO ( istituto nazionale francese della qualità e preservazione origine) la concessione della tanto sospirata, ed aspettata, AOC Baux-de-Provence per i vini rossi ed i vini rosè. Purtroppo per quanto riguarda i bianchi non fu concessa e questo , ancora oggi, è causa di discussioni e dibattiti. Infatti ho avuto modo di degustare alcuni bianchi, e posso dire che sono di buona qualità, aromatici,fini con una discreta produzione; il vero problema è rappresentato dai vitigni: troviamo la Rolle( nostro Vermentino), il Sèmillon, la Roussanne,la Marsanne, la Clairette e la Grenache Bianca, sono troppi e bisognerebbe puntare su due o tre vitigni. Per questa ragione che i bianchi sono classificati come vin de Pays des Alpilles oppure Coteaux d’Aix. Per quanto riguarda i rossi i vitigni sono: Grenache, Syrah,Mourvedre,Cabernet Sauvignon, Carignan, Counoise e Cinsault. Potenti sono dei vini de medio invecchiamento,e presentano sempre un leggero amarognolo nel finale, che è sintomo di freschezza.
Per quanto riguarda i rosè sono vinificati quasi esclusivamente da Cinsault, con uno stile vinoso.
Altro aspetto di particolarità è l’agricoltura biologica : qua quasi tutte le aziende, circa una quindicina, sono tutte biologiche oppure biodinamiche. Il loro progetto è quello di diventare la prima AOC al 100% biologica di Francia.
Il pioniere dell’agricoltura biologica fu Noel Michelin, un cugino del celebre costruttore di pneumatici, perchè disgustato dai trattamenti chimici che effettuavano in alcune piantagioni in Africa, dove lui lavorava. La sua azienda, Terres-Blanches fu acquistata nel 2007 da una famiglia Belga profondamente convinta del futuro biologico. Parmentier, è il loro nome, hanno addirittura messo a punto un sistema chiamato “bio-active” ,che è una specie di compromesso tra l’agro-biologica e la biodinamica, dove si cura il suolo della vigna senza compattarlo e si mette la vigna in concorrenza con altre piante per costringerla a forzare le radici. Senza dubbio il Domaine faro della denominazione è il Chateau Romanin dove si può avere una visione globale dello spirito Baux .
Un rispetto della natura incredibile, una certa nota esoterica che veleggia trasportata dal vento,una passione incredibile, una qualità, un marketing molto intelligente e mezzi economici non indifferenti ecco come si può riassumere il Chateau Romanin.
Romanin era un luogo di culto druido prima di convertirsi a vigneti durante l’era romana, in quell’epoca il proprietario era un certo Dardanus, cugino di Balthazar, uno dei re magi. Nel medio evo la proprietà, ed il loro chateau, passò dalle mani dei Mori a quelli dei Templari, che adottarono subito il simbolo di una stella a 16 punte, una specie di rosa dei venti che indicava le direzioni del Chateau de Montsegur ( castello-villaggio Templare) e del tempio di re Salomone a Gerusalemme.
Romanin accoglieva i più famosi artisti provenzali ( troubadours provencaux), oltre a essere un vero e proprio ritrovo d’artisti. Tra queste mura h
anno soggiornato per lunghi periodi i vari Petrarca, Dante e naturalmente Nostradamus.
Ma è sopratutto la cantina che bisogna vedere, quando ci troviamo in questa splendida azienda. Luogo magico che sembra un misto tra una cattedrale gotica ed una caverna preistorica.
Nel 2006 l’azienda fu acquistata dalla famiglia Charmolue, vecchi proprietari del Chateau Montrose a Saint Estephe nel Bordolese.
Posted on 17 ottobre 2010
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